L’ipnosi è antica quanto l’uomo.
Con nomi diversi e diversamente impiegata, non fu sconosciuta a nessuna grande civiltà del passato. Per secoli Zen, Buddisti, Tibetani, Yogi, Sufi, Shamani e Mistici cristiani hanno utilizzato diverse pratiche di meditazione e di preghiera che includevano un mantra o la focalizzazione dell’attenzione su un oggetto.
I rituali e la ripetitività di preghiere e canti sono tutti fattori che generano lo sviluppo di stati alterati di coscienza, sempre simili fra loro.
Lo psichiatra e psicoterapeuta californiano Milton Hyland Erickson (1901–1980), uno dei più importanti ipnoterapeuti del Novecento, ha dato senza alcun dubbio nuovo e moderno impulso alle terapie mediante ipnosi.
Durante l’ipnosi il rilassamento è caratterizzato da una ridotta attività del sistema nervoso simpatico grazie al controllo della reazione di “attacco e fuga” mediata dal sistema nervoso autonomo.
L’obiettivo della terapia è quello di accedere all’inconscio, al luogo in cui vengono raccolte le esperienze e le informazioni apprese nel corso della vita e di cui spesso non esiste consapevolezza.
Una volta indotta la trance, l’ipnotista somministra le suggestioni più utili. Non esistono tecniche standard.
Erickson invitava a usare sempre fantasia e creatività con le modalità tipiche dello stile di ogni terapeuta e più utili in quel particolare soggetto.
Ipnosi e dolore sono accomunati da un’identica realtà di intrigante mistero.
L’ipnosi agisce sul dolore e genera benessere attraverso una complessa e contemporanea modulazione di differenti circuiti nervosi.
L’ipnotista crea immagini e metafore, suggerisce situazioni che si sostituiscono gradualmente alla realtà, creando un mondo interiore che il paziente può ricreare al bisogno.
Processi quali l’alleggerimento dello stato ansioso e il conseguente coinvolgimento emotivo, la modificazione della percezione dell’immagine corporea e la graduale riduzione di interesse per l’ambiente permettono un controllo totale e benefico di corpo e mente, offrendo la possibilità di accedere a risorse mentali personali spesso sconosciute.
Mediante l’autoipnosi il soggetto diventa in grado di generare quando necessario lo stato di trance.
Attraverso la completa gestione dello stress e dello stato emotivo migliorano le funzioni neurovegetative e il riposo notturno, mentre il sistema immunitario ne risulta potenziato.
In questo modo, l’ipnosi migliora la qualità della vita e diventa parte di una strategia evoluta di controllo dell’aging.