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La Curcuma

La Curcuma, o zafferano delle Indie, è una pianta erbacea e perenne originaria dell’Asia sud-orientale, impiegata come spezia soprattutto nella gastronomia indiana, medio-orientale e thailandese. La polvere di curcuma è uno degli ingredienti del masala, noto in Occidente come curry; è un preziosissimo cosmetico per le donne indiane, che la usano abitualmente come trattamento protettivo e nutriente per la pelle. Viene tradizionalmente utilizzata dai medici indiani per i problemi dermatologici come gli eczemi, la dermatite atopica, la psoriasi, la vitiligine, e per favorire la guarigione delle ferite.

I componenti attivi della curcuma sono i curcuminoidi, i pigmenti responsabili della colorazione gialla. Il più importante è la curcumina. Ha un sapore amaro, piccante ed estremamente volatile, mentre il suo colore si conserva nel tempo. La molecola della curcumina è stata isolata per la prima volta nel 1815, e nel 1910 ne è stata identificata la struttura chimica. Fin dal 1949 numerosi studi ne hanno evidenziato le diverse azioni farmacologiche. La curcumina può interagire con le proteine e il DNA, agisce come agente anti-ossidante e regola la risposta infiammatoria. È in grado infatti di inibire enzimi come la ciclossigenasi, la lipossigenasi e l’ossido nitrico sintetasi, le molecole chiave delle reazioni infiammatorie. Alla curcuma sono state attribuite anche proprietà antinfettive e epatoprotettive. Le sostanze attive della curcuma presentano infatti una spiccata attività nello stimolare la produzione della bile e la contrazione della colecisti, e possono proteggere le cellule del fegato. Grazie a queste proprietà è consigliata nei disturbi a carico del fegato e per favorire i processi digestivi.

Sempre in virtù delle proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie, la curcumina si rivela utile nella prevenzione delle malattie neurodegenerative. Sono state studiate anche le sue proprietà come stabilizzante del tono dell’umore. La curcumina migliora la resistenza all’insulina, un fenomeno associato a diverse patologie come l’intolleranza al glucosio, il diabete, le malattie cardiovascolari e la sindrome metabolica. Nella medicina ayurvedica e nella medicina tradizionale cinese questa spezia è utilizzata da tempo per la cura del dolore del sistema osteoarticolare. È utile quindi per il controllo a lungo termine dei fastidi dell’artrosi. Particolarmente interessante anche la sua attività nei confronti del dolore neuropatico. In Medicina del dolore la curcuma viene spesso prescritta per contrastare gli effetti collaterali degli oppiacei, farmaci ormai di largo e sicuro impiego, ma responsabili di diversi fastidi. Ne viene proposta l’assunzione per via orale, generalmente in compresse. A volte deve essere applicata sull’area da trattare.

I suoi effetti vengono potenziati dallo zenzero. Quando assunta con la dieta, deve essere unita ad altre spezie, generalmente il pepe nero, perché l’assorbimento sia garantito. La curcuma non ha effetti collaterali di rilievo, bisogna però fare attenzione nel caso di patologie delle vie biliari: il suo effetto anticoagulante ne controindica l’uso quando si assumono farmaci che agiscono in tal senso, e se sconsiglia comunque l’utilizzo durante gravidanza e allattamento.

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